ALBERTO ATTOLINI

LA VALLATA

La volta scorsa vi avevo promesso (o minacciato?) di fare seguito alla presentazione del mondo della mia infanzia e dell'adolescenza, per farveli conoscere meglio.

Prima il paese: Villa Minozzo, in provincia di Reggio Emilia, ed ha la fortuna di essere appoggiato sul crinale di una collina di m. 680, con tutti i vantaggi del colle: l' aria calma ma buona della media altitudine, la campagna che può essere ancora coltivata, senza però l' ausilio di tanti mezzi meccanici, riservati alla ricca Bassa Reggiana. E "ai miei tempi" il mondo contadino era il paese... e viceversa.

Ma ha anche la fortuna di essere vicinissimo, pochi km. in linea d'aria, dalla catena appenninica che ci separa dalla Garfagnana, con monti di oltre 2000 metri. Infatti recentemente hanno costruito una stazione invernale di sci. E quindi, poche curve dietro al paese, i boschi si infittiscono, l'aria si fa sempre più fine, e mano a mano che si sale si passa velocissimamente e senza rendersene conto dalla civiltà contadina a quella montanara. Anche a un occhio ben attento, anche nelle minuscole borgate di quattro case, resta difficile vedere questi confini: si sentono e basta. Così, non soltanto siamo un miscuglio di antiche tribù del popolo dei Liguri (proprio così... alla fine sono tornato a casa !), mischiate con Etruschi arrivati dai monti e con Barbari nordici arrivati dalla pianura, ma anche contadini e montanari contemporaneamente: se è vero, come dicono, che i forti e numerosi incroci fanno bene alla razza, per un bel pò siamo tranquilli!

Proprio perché montanari (reddito dei boschi e della pastorizia) e contadini del colle (magro reddito da coltura curata solo con mezzi umani e animali), l' economia della vallata mediamente era di sopravvivenza: infatti la maggior parte dei giovani da sempre doveva prendere la strada dell' emigrazione.

Chi era fortunato trovava un lavoro nella opulenta Bassa.

La maggior parte delle famiglie invece avevano qualcuno in giro per il mondo (Australia e Canada soprattutto) o nelle città italiane dove c' era lavoro, Milano e Genova in testa.

Al riguardo ricordo due immagini di ragazzo:

I camion che caricavano come bestiame tante donne e ragazze, che invece di avere un' espressione addolorata o malinconica, cantavano e sembrava che fossero allegre e contente di stare tutte in compagnia. Andavano in risaia a fare le mondine, ma questo l' ho saputo dopo.

Genova: alle prime ore del pomeriggio di tutte le domeniche la larga scalinata della stazione Brignole diventava una parte del paese e delle sue borgate, tutta piena di servette e manovali (le specializzazioni della mia gente) che non vedevano l' ora di sfogare in quel poco tempo la voglia di tornare a sentirsi a casa, di vivere come a casa, dove finchè c' è da pensare al lavoro quasi non esiste altro... ma appena arriva la pausa bisogna Vivere, in tutte le sue accezioni !!

A quella scalinata è legato anche il ricordo di una "Sala da ballo" che avevano opportunamente aperto nei pressi, e che adesso non c' è più.

In cambio nella stessa piazza oggi c' è una discoteca, frequentata da una fauna e da una "voglia di vivere" leggermente diversa.......

All'epoca ero un ragazzino già cittadino di Genova. Ma solo all' anagrafe.