ALBERTO ATTOLINI


 

IL MAGGIO

Col bel canto-preghiera di Margutte che Hyppolyta ha inserito in bacheca due settimane fa, mi ha fatto tornare al mio paesello natio, quando da bambino assistevo al “Maggio”,

la rappresentazione popolaresca e contadina dei poemi epici del Tasso, del Pulci, dell’ Ariosto e così via, che c’ era soltanto nel territorio dell’ ultimo Comune montano del reggiano e, oltre i monti, in una piccola parte della Garfagnana.

Bastavano una fisarmonica, una chitarra ed un violino ad accompagnare gli eroi-cantanti con dei ritornelli abbastanza uguali e perciò giudicati noiosi da coloro che si fermano all’ esteriorità, mentre la sostanza era che il paese intero partecipava alla rappresentazione.

Le donne, oltre che a  tenere in ordine i ricchi e pesanti costumi di velluto – in genere divise da cavaliere combattente, con tanto di spada, scudo, elmo piumato, lustrini-vetrini dappertutto, e vesti di tutti i tipi da quelle per i re e le regine a quelle per il popolo – partecipavano direttamente alle rappresentazioni ricoprendo i ruoli delle tante eroine di quelle epopee. Quando partecipavano ai duelli portavano la visiera dell’ elmo completamente abbassata, per impedire il riconoscimento e  il sesso, che magari veniva svelato solo quando, soccombenti dopo la lotta, stavano per essere uccise, operazione che presupponeva il collo libero dall’ elmo, con relativa “sorpresa” per il pubblico e per l’ eroe vincitore del duello (che magari era l’ innamorato).

Ricordo che erano più numerose le eroine del campo dei Mori, mentre i Cristiani già allora non erano tanto al passo con la parità….

La piazza principale del paese era occupata da tutti: chi non era direttamente coinvolto nella recita svolgeva comunque un proprio ruolo fondamentale: la figura dello spettatore quasi non c’ era perché la partecipazione attiva era totale.

Ricordo molti contadini, uomini e donne che magari non avevano neanche finito le scuole elementari, che seguivano sottovoce e con precisione i versi e le gesta dei poemi che più tardi noi avremmo studiato alle scuole superiori.

La coreografia era semplice e bella nello stesso tempo: eccezionalmente la rappresentazione veniva tenuta in qualche prato, ma in genere si svolgeva in Piazza, che non era una piazzetta qualsiasi ma il luogo dove convergeva tutto il paese, che era diviso in due rioni: le Case di sotto e le Case di là, appunto con riferimento alla Piazza.

La Piazza, pardon … il palcoscenico veniva idealmente divisa nei due campi avversari, con bella ed efficace semplicità rappresentati da due specie di casottini di tavole e frasche sui quali campeggiava la scritta “Cristiani” oppure “Mori”, per evitare confusioni.

All’ altezza della  metà del cerchio venivano piazzate due cose fondamentali, senza le quali la rappresentazione non poteva essere tale: delle sedie - per il violinista,il chitarrista e il fisarmonicista  e per il factotum/suggeritore/regista/porgitore – ma soprattutto un tavolo, pieno di bei fiaschi di vino da ritemprare le ugole che man mano rinsecchivano….

Infatti era normale che un “maggiarino” si prendesse gli applausi per il pezzo solista che aveva appena cantato, mentre si avvicinava al tavolo….e anche in questo le “maggiarine” non rimanevano certo tanto indietro…

Il personaggio che aveva colpito di più la mia fantasia di bambino era Orlando, il bell’ eroe che tutti vinceva trascinando ed esaltando i suoi (e il pubblico): lo ricordo ormai Furioso mentre sradicava dal terreno “l’ albero” al quale l’ avevano legato.

Un altro ricordo è legato ad un Re di Gerusalemme interpretato da un anziano e fiero contadino, che è rimasto immortalato da un giornalista che aveva scritto per la prima volta del Maggio su una rivista nazionale (mi pare fosse Oggi): peccato che quel vigliacco avesse aggiunto anche la foto a mezza pagina del viso del Re che cantava a squarciagola… mostrando l’ unico dente che gli era rimasto !!

I nomi… poi. Se avete dei conoscenti con dei nomi di battesimo strani e originali, non stupitevi se sono emiliani. Se sono nomi che si rifanno in qualche modo alle lotte contro il Potere, siamo in Romagna: Libero, Libertà, Fede, Uguale, Fratello, e così via. Se sono nomi dell’ Europa dell’ Est, siamo nella Bassa Reggiana, quella di Guareschi: Ivan, Wilmer o Vilmer, Lenin, e così via.

Se invece sono nomi di personaggi dell’ epica del Tasso, dell’ Ariosto e C., state tranquilli che la provenienza è delle mie parti: Orlando, Clorinda, Argia, Medoro, Rinaldo, Argante, Medardo, Cleofe, Merlino, Morgana, e cosi’ via.

Come tutte le belle cose di una volta, so che sono addolcite e abbellite dal ricordo, e temevo che rimanessero solo lì.

Invece tornando al paese lo scorso anno ho avuto la bella sorpresa di vedere come il Maggio sia stato ripreso e curato dall’ Amministrazione comunale, che ne ha fatto costruire un museo e ha favorito la nascita di nuove Compagnie di “Maggiarini”, in modo che la Tradizione Popolare non vada perduta.

E così mi è capitato anche il regalo di assistere alla “Gerusalemme Liberata” !!

Ma non più nella Piazza, ormai preda delle auto, e nemmeno nei prati vicini, che non esistono più, e nemmeno nei prati intorno al paese, tagliati dalle strade.

Lo hanno rappresentato in una frazioncina piccola piccola, nel cortile di una chiesetta fuori mano. Ma c’ era stato il passaparola e c’ era comunque pieno di gente: questa volta però erano quasi tutti “spettatori”…..

05.09.2001